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Un’organizzazione strutturata, gerarchica, con tanto di reclutatori, addestratori e “guerrieri” pronti ad agire anche di notte. Non è il copione di una fiction paramilitare, ma la realtà descritta nelle carte dell’inchiesta della Digos e della procura di Torino sulla cellula torinese dei V-V, gruppo attivo a livello nazionale e noto per le sue azioni contro l’obbligo vaccinale anti-Covid.
Al vertice del gruppo ci sarebbe un uomo di 55 anni residente a Ivrea, affiancato da una donna di 61 anni di Castiglione Torinese incaricata del reclutamento. Attorno a loro ruoterebbero numerosi aderenti, per lo più di mezza età, dislocati tra Torino e provincia.
Le indagini, culminate con la notifica di 12 avvisi di conclusione delle indagini preliminari, ipotizzano l’esistenza di un’associazione per delinquere. Secondo gli inquirenti, i V-V avrebbero promosso una campagna sistematica di “lotta alle istituzioni”, mettendo in atto azioni di disobbedienza civile, contropropaganda, vandalismo e offese mediatiche.
Nella pratica, questo si è tradotto in almeno 23 episodi di imbrattamento o deturpamento – tra il 2021 e il 2024 – ai danni di scuole, università, sindacati, giornali, banche e ospedali del Torinese. La pena prevista per questi reati arriva fino a sei mesi di reclusione.
La sigla V-V, inizialmente comparsa su siti web, si è ben presto trasferita su Telegram, dove è nata una “base operativa segreta” strutturata in chat e canali riservati. Gli investigatori parlano di una vera e propria “organizzazione tecnica”, con una gerarchia a piramide: ai vertici i “leader”, seguiti dagli “admin” (addetti al reclutamento), i “tutor” che formano i nuovi membri e i “guerrieri” che eseguono le azioni sul campo.
I nuovi affiliati seguono un percorso formativo con test, questionari e colloqui video (in cui i capi si mostrerebbero sempre a volto coperto). Una volta “promossi”, ricevono istruzioni operative: slogan da utilizzare, obiettivi da colpire, materiali da procurarsi – tra cui vernici, estintori, corde, zaini e persino radiotrasmittenti e citofoni per evitare di essere rintracciati.
Nel gennaio 2023, uno degli episodi più gravi: il presunto capo di Ivrea avrebbe partecipato all’imbrattamento della facciata di una scuola media e aggredito un agente con un calcio, rimediando l’accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.
Una parte degli aderenti, non coinvolta direttamente nei raid, si occupa invece della propaganda online e delle campagne diffamatorie. Il canale Telegram principale del gruppo conta circa 18.000 iscritti. Recentemente, è stata lanciata una raccolta fondi per le spese legali dei 12 indagati. In uno dei messaggi, si legge: “Il sistema nazicom attacca la forza di lotta V-V addossando ai guerrieri imputazioni assurde come l’associazione per delinquere”.