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Meno cemento, più verde e un impatto energetico sotto controllo: sono le linee guida del nuovo progetto di datacenter green destinato a rinascere sulle ceneri delle ex aree industriali Bonafous, tra corso Regina Margherita e via Pianezza. Il piano è stato al centro di un’assemblea pubblica organizzata dal circolo Legambiente “L’Aquilone”, tenutasi nel salone della chiesa Frassati in via Pietro Cossa 280. Un momento di confronto partecipato da cittadini, tecnici e istituzioni, con l’intervento di Agostino Re Rebaudengo, presidente di Asja Ambiente, la società che ha acquisito il sito industriale nel 2024 da Cassa Depositi e Prestiti.

La trasformazione

Nel corso dell’incontro, Re Rebaudengo ha illustrato i dettagli del progetto, che prevede la riconversione di 90mila metri quadrati dell’ex stabilimento siderurgico in un moderno datacenter. “Un intervento improntato alla trasparenza e al dialogo con il territorio”, ha sottolineato. Il nuovo edificio occuperà il 45% della superficie originaria e non supererà i 20 metri di altezza, contro i 27 dell’impianto dismesso. Il resto dell’area sarà destinato a spazi verdi e servizi.

Stato dei lavori

I lavori sono iniziati negli ultimi mesi del 2024 con la bonifica dell’amianto e la demolizione completa degli edifici esistenti, che sarà completata entro giugno 2025. In parallelo, è in fase di approvazione il piano di bonifica permanente, atteso anch’esso entro l’estate.

Energia sostenibile e nuova occupazione

Grande attenzione è stata riservata anche all’impatto energetico: Asja ha dichiarato che il nuovo datacenter consumerà meno energia rispetto all’ex acciaieria e che è allo studio un sistema per recuperare il calore generato e reimmetterlo nella rete di teleriscaldamento in collaborazione con la centrale Iren. Il progetto avrà inoltre importanti ricadute occupazionali: si prevede l’assunzione diretta di circa 200 tecnici specializzati, oltre all’impiego di personale per i servizi connessi, come sicurezza, manutenzione e pulizia.

Un’occasione di rilancio per il quartiere


“Si tratta di un’opportunità concreta di rigenerazione urbana e occupazionale per il quartiere”, ha commentato Armando Monticone, presidente del circolo “L’Aquilone”, sottolineando l’importanza di momenti di confronto come questo. “Troppo spesso – ha aggiunto – sono le realtà private a promuovere il dialogo con i cittadini, mentre le istituzioni pubbliche restano ai margini”.

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